Borgo Privato Una vita a Pieve. Non era una casa. Era una scelta. Quando ho visto per la prima volta il terreno, non c’era niente. Solo strisce tracciate sul terreno, quattro pali che ne segnavano i confini e un silenzio che sembrava aspettare. Eppure qualcosa, lì in mezzo, mi attirava. Mi sono fermato. Ho guardato il progetto. Era arrotolato, con le pieghe degli angoli un po’ consumate. Dentro c’era tutto: il vialetto in ciottoli, il pergolato con le luci serali, la zona giorno ampia e la cucina abitabile: potevo scegliere se tenerla aperta sulla sala o chiuderla per avere un ambiente separato, intimo. Il forno acceso il sabato sera. Immaginavo il tavolo vicino alla finestra, la luce del mattino. E poi la porta scorrevole che separava la notte dal giorno, come a dire: qui si riposa, lì si vive. Il Geometra parlava. Mi raccontava della Classe Energetica A4, la più alta, garanzia di risparmio e futuro. Del sistema costruttivo Climablock, fatto di calcestruzzo armato e isolamento in EPS, pensato per proteggere dal freddo, dal caldo e dai rumori. Della solidità antisismica. Della copertura in legno. Mi spiegava che questa casa, ancora da costruire, sarebbe stata solida, salubre e efficiente. Che i muri non solo avrebbero protetto, ma avrebbero anche respirato. Che l’aria sarebbe stata sempre pulita, grazie a un sistema, in omaggio solo per chi, come me, fosse stato il primo a credere in quel progetto prima ancora che esistesse davvero. Che il riscaldamento a pavimento e la pompa di calore aria-acqua avrebbero garantito comfort in ogni stagione. Che i pannelli fotovoltaici da 3 kW avrebbero prodotto energia, senza che me ne accorgessi. Che avrei potuto aprire le tapparelle con un tocco, scegliere pavimenti, colori, porte, perfino se motorizzare tutto. Parlava di isolamento termico e acustico, di libertà progettuale, di un impianto pronto per diventare smart. E io ho sorriso. Perché non cercavo una casa pronta. Cercavo una casa mia. Non avevo bisogno di vederla finita per capirlo. Sentivo già il rumore della moka al mattino. Il passo lento dopo una giornata di lavoro. La sicurezza di sapere che tutto era stato pensato bene, senza fretta, con onestà. Ho immaginato il vialetto sotto la pioggia. Il posto auto coperto. Le zanzariere abbassate d’estate. Il silenzio dentro. E mi sono detto: sì, questa è la casa che sto cercando. Non l’ho comprata d’impulso. Ho dormito su quell’idea alcune notti. Poi ho capito che, se avessi aspettato troppo, quel silenzio sarebbe rimasto vuoto. Ma se avessi firmato, avrebbe cominciato a costruirsi. Letteralmente. Perché la casa non c’era. Non c’era, ma ci sarebbe stata. Una volta scelta, inizieranno i lavori. Non un giorno prima. Perché non è una casa in serie. È una promessa su misura. Una casa che si farà solo se la scegli. E solo per te. Ora che ho deciso, aspetto solo il rumore delle ruspe che preparano il terreno per le fondamenta. Ogni giorno immagino quel vialetto, la cucina, il mio pavimento. E ogni giorno sorrido, perché ho scelto qualcosa che ancora non esiste. Ma esisterà. E se ti stai chiedendo chi sono… sono solo un cliente Tecnocasa che ha scelto di crederci prima degli altri. Ora tocca a te. Se anche tu cerchi una casa che non ti aspetta finita, ma ti chiama per cominciare insieme, allora vieni. Qui non troverai solo un disegno, ma un posto che ti sta già aspettando per diventare vero.
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